Pages

Subscribe:

giovedì 16 maggio 2013

DEVOLUZIONE E FEDERALISMO


La "devolution" è compatibile con l'idea democratica di federalismo?
Tipologia D: tema di ordine generale

Nell'ambito delle riforme istituzionali del nostro Paese, al centro del dibattito poli-tico attuale c'è la proposta federali sta. Una legge di riforma in senso federali sta del Ti¬tolo V della Costituzione era già stata ap-provata nella precedente legislatura e poi ra¬tificata da un successivo referendum popo¬lare "confermativo". Quella riforma ha di¬stinto la potestà legislativa delle Regioni da quella dello Stato, aumentando le prerogati¬ve delle prime e allargando notevolmente il campo della legislazione concorrente, cioè le materie in cui possono legiferare sia lo Stato sia le Regioni.
La Lega, che è parte dell'attuale gover¬no di centrodestra, ha contrapposto, a quella riforma voluta dal governo dell'Ulivo, un'altra ancora più marcatamente federali¬sta: la devolution. Il termine inglese è stato ripreso dalla riforma, proposta qualche anno fa dal governo britannico e approvata dal Parlamento di Londra, che ha "devoluto" alla Scozia alcune competenze legislative.
Il progetto di devoluzione, che l'attuale governo di centro-destra ha fatto proprio, prevede di affidare alle Regioni una compe¬tenza esclusiva in materia di sanità, istruzio-ne e polizia locale. Molte sono le perplessitàsollevate da quest'iniziativa legislativa che affiderebbe alle Regioni il diritto di legifera¬re in modo esclusivo su materie così impor¬tanti e delicate. Pensiamo, ad esempio, al¬ l'istruzione: si correrebbe il rischio di pro-muovere venti sistemi scolastici differenti, quante sono le Regioni in Italia, con pro-grammi, titoli di studio e percorsi scolastici diversi da Regione a Regione, magari privi¬legiando Manzoni e Fogazzaro in Lombardia e Verga e Tomasi di Lampedusa in Sicilia.Pensiamo anche all'impossibilità, per lo Stato, d'intervenire in materia di sanità, dato che la proposta di legge sulla devolu¬zione prevede la competenza "esclusiva" delle Regioni. A queste ultime, pertanto, verrebbe lasciata la gestione di un servizio pubblico di grande importanza, con il ri¬schio di suddividere l'attuale sistema sanita¬rio nazionale in tanti servizi regionali i qua¬li, a seconda delle disponibilità finanziarie di ogni amministrazione locale, potrebbero diversamente garantire ai cittadini italiani il diritto alla salute. In pratica, un cittadino ita-liano residente a Milano potrebbe fruire di servizi sanitari più efficienti e più ampi ri¬spetto ad un cittadino italiano residente in Basilicata o in Calabria. Il fondamentale di¬ritto alla salute, sancito dalla Costituzione, verrebbe cosÌ esercitato diversamente dai cittadini della Repubblica.
Anche per quanto riguarda la polizia, la diversa disponibilità finanziaria delle Re¬gioni potrebbe provocare ripercussioni mol¬to gravi, magari con una pubblica sicurezza più efficiente in alcune Regioni e meno in altre, con il prevedibile rischio di trovare tra queste ultime quelle più infestate dalla cri¬minalità organizzata, notoriamente presente soprattutto in alcune aree del Mezzogiorno.
L'iter che la legge di devoluzione dovrà seguire per essere promulgata è molto lungo poiché, come per tutte le leggi di riforma ço-stituziona1e, è prevista la doppia approva-zione di ciascun ramo del Parlamento a di-stanza di tre mesi l'una dall'altra, quindi la necessità di un referendum popolare "con-fermativo" nel caso le ratifiche parlamentari avvengano a maggioranza semplice e non con quella speciale dei due terzi come pre-vede il dettato costituzionale.
Il dibattito sulle riforme istituzionali è molto importante ed il federalismo può rap¬presentare anche un salto di qualità della de¬mocrazia nel nostro Paese, nella misura in cui concede alle istituzioni locali maggiori possibilità di gestione delle risorse. Ma que-sto non deve avvenire a discapito dell'unitànazionale e soprattutto non deve creare di¬scriminazioni fra le Regioni più e meno ric-che della Penisola.
Bisogna ricordare che furono federali-sti alcuni grandi spiriti democratici del pas¬sato, a cominciare da Carlo Cattaneo il qua¬le, durante il Risorgimento, rappresentòl'opzione federalista repubblicana nella cau¬sa nazionale.
La battaglia per il federalismo deve quindi essere combattuta all'interno di una maggiore democratizzazione dello Stato e della vita politica italiana, nel senso di dare una più larga autonomia decisionale alle istituzioni locali, ma sempre nel manteni¬mento dell 'unità nazionale e nella prospetti¬va di una maggiore integrazione europea. Qualsiasi ipotesi federalista che, invece, vo¬lesse favorire la fruizione separata delle ri¬sorse da parte delle Regioni più ricche ed economicamente sviluppate, andrebbe nella direzione opposta e sarebbe soltanto frutto di un egoismo localistico e, in ultima anali¬si, antidemocratico.

Nessun commento:

Posta un commento