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venerdì 17 maggio 2013

Versione "Metamorfosi IV, 28" di Apuleio


Testo Originale Latino
Erant in quadam civitate rex et regina. Hi tres numero filias forma conspicuas habuere, sed maiores quidem natu, quamvis gratissima specie, idonee tamen celebrari posse laudibus humanis credebantur, at vero puellae iunioris tam praecipua, tam praeclara pulchritudo nec exprimi ac ne sufficienter quidem laudari sermonis humani penuria poterat. Multi denique civium et advenae copiosi, quos eximii spectaculi rumor studiosa celebritate congregabat, inaccessae formonsitatis admiratione stupidi et admoventes oribus suis dexteram primore digito in erectum pollicem residente eam ut ipsam prorsus deam Venerem religiosis venerabantur adorationibus. Iamque proximas civitates et attiguas regiones fama pervaserat deam, quam caerulum profundum pelagi peperit et ros spumantium fluctuum educavit, iam numinis sui passim tributa venia in medias conversari populi coetibus, vel certe rursum novo caelestium stillarum germine non maria, sed terras Venerem aliam virginali flore praeditam pullulasse.

Traduzione Italiana
Vi erano in una citta' un re e una regina. Questi avevano tre bellissime figliuole. Ma le due piu' grandi, quantunque di aspetto leggiadrissimo, pure era possibile celebrarle degnamente con parole umane; mentre la splendida bellezza della minore non si poteva descrivere, e non esistevano parole per lodarla adeguatamente. lnfatti molti cittadini e molti stranieri che la fama della mirabile visione faceva accorrere ininterrottamente, rimanevano a bocca aperta dalla maraviglia per la inarrivabile bellezza, e mettendo davanti alle labbra la destra, e accostando il dito indice al pollice dritto, la veneravano come si fa nei templi, quasi fosse addirittura Venere in persona. E gia' si era sparsa nelle citta' vicine e nelle regioni confinanti la fama che la dea generata dal ceruleo abisso del mare e nutrita dalla rugiada degli spumeggianti flutti fosse scesa in terra e si aggirasse fra le adunanze del popolo, e che certo da un nuovo germe di stille celesti non piu' i mari ma la terra avesse fatto germogliare un'altra Venere adorna del fiore verginale.

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