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giovedì 16 maggio 2013

PAPA WOJTYLA, PROFETA DI PACE


Un pontificato, quello di Giovanni Paolo II, di svolta nella storia della Chiesa e del-l'umanità intera.
Tipologia D: tema di ordine generale

L'espressione sofferente, la schiena ri¬curva nella fatica di trascinare il peso del corpo, il tremolio delle membra, la voce fle¬bile e rauca: questa l'immagine di papa Gio¬vanni Paolo II degli ultimi anni, prima che morisse il 2 aprile del 2005, a testimoniare una forza d'animo titanica, capace di vince¬re i mali del fisico, irrimediabilmente debili¬tato dai postumi dell'attentato subito nel-l'ormai lontano 1981. Ma papa Wojtyla re¬sterà nella storia della Chiesa come uno dei suoi capi più forti e carismatici e, nella sto¬ria dell'umanità, come una delle figure spi-ritualmente più autorevoli e prestigiose, ca-pace di parlare ai popoli e di farsi ascoltare da essi, indipendentemente dal loro credo religioso.
Giovanni Paolo II è stato il papa della pace e dell'incontro tra le religioni; il papa che ha viaggiato e scritto tanto, per essere il più vicino possibile a tutti i fedeli del mon¬do; il papa che ha adorato i bambini, il tea-tro e la montagna. Giovanni Paolo II è stato più che mai in "prima linea" contro i mali del nostro tempo: la guerra, la povertà, il terrorismo.
"La pace è possibile e doverosa. Anzi, la pace è il bene più prezioso, da invocare da Dio e da costruire con ogni sforzo, me¬diante gesti concreti da parte di ogni uomo e ogni donna di buona volontà": con questeparole, pronunciate durante la Giornata Mondiale della Pace di qualche anno fa, papa Wojtyla aveva affermato a chiare lette¬re il suo impegno per quello che deve essere considerato l'obiettivo principale dell'uma¬nità. Un impegno che si era concretizzato nella decisa opposizione a tutte le guerre combattute nel mondo, dal Medio Oriente ad alcuni Paesi poverissimi dell' Africa e dell' Asia dilaniati da conflitti interetnici che spesso i mass media dimenticano.
In particolare, forte fu la sua condanna della guerra in Iraq, sia prima che essa scoppiasse, sia durante il suo svolgimento, sia dopo, quando in quel martoriato Paese si è continuato a morire per gli attentati dei terroristi e per i bombardamenti delle forze militari straniere occupanti. Tanti gli appelli lanciati da Giovanni Paolo II affinché si po-nesse fine a quella spirale di violenza che, ricordiamolo, non ha risparmiato neanche il nostro Paese: il pensiero va alla morte dei diciannove soldati italiani a Nassirya; al-l'uccisione del giornalista Enzo Baldoni; ai sequestri di operatori di pace e giornalisti come Simona Pari, Simona Torretta, Giulia-na Sgrena; alla tragica fine di Nicola Cali¬pari, ucciso per errore da soldati americani proprio a conclusione della liberazione del-la Sgrena.
Con l'espressione "il mondo ha biso-gno di ponti e non di muri", più volte ripetu-ta, papa Wojtyla volle ribadire la necessitàdi abbattere le barriere che ancora dividono i popoli della Terra: ostacoli economici, po-litici, culturali, ideologici, dovuti al divario tra i Paesi ricchi del Nord del mondo e quelli poveri del Sud; ma talvolta anche materiali, come il muro recentemènte costruito dagli Israeliani in Cisgiodania a protezione dalle incursioni dei terroristi kamikaze palestine¬si. Questo dopo che proprio il papa polacco aveva contribuito in maniera decisiva al crollo del comunismo nell'Europa orientale, sostenendo il movimento di Solidamosc, il sindacato alternativo polacco che negli anni Ottanta s'ispirava ai princìpi cristiani, crollo che ebbe il suo emblema nell'abbattimento del Muro di Berlino, simbolo per tanti de¬cenni della divisione dell'Europa.
Giovanni Paolo II ha indirizzato il mondo verso la pace anche attraverso l'im-pegno ecumenico, cioè favorendo l'incontro con le altre Chiese cristiane e il dialogo tra tutte le fedi religiose. Indimenticabile la sua visita ufficiale alla sinagoga di Roma, dove definì gli Ebrei "i fratelli maggiori dei cri¬stiani", come pure la sua sosta presso il Muro del Pianto a Gerusalemme, il luogo santo della religione ebraica, dove, con pa¬role accorate, chiese perdono per le persecu¬zioni degli Ebrei ad opera della Chiesa nel passato.
Ma ricordiamo pure i suoi numerosi viaggi apostolici, in ogni angolo del mondo, per offrire, con la sua presenza, conforto nella fede ai popoli oppressi dalla miseria, dalla fame, dai conflitti interetnici, con mi¬lioni di fedeli e centinaia di Capi di Stato e di Governo incontrati.
La sua opera e il suo messaggio sono infine testimoniati dalle ben quattordici En-cicliche e dai suoi cinque libri, l'ultimo dei quali, Memoria e identità, in cui invita l'uo¬mo contemporaneo a non smarrire le pro¬prie radici e a non lasciarsi lusingare da mode e ideologie che mascherano il male, può essere considerato, a buona ragione, il suo testamento spirituale.

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