Pages

Subscribe:

venerdì 7 giugno 2013

L'INVETTIVA DI DIDONE

                               
Talia dicentem iamdudum aversa tuetur huc illuc volvens oculos totumque pererrat luminibus tacitis et sic accensa profatur: 'nec tibi diva parens generis nec Dardanus auctor, perfide, sed duris genuit te cautibus horrens Caucasus Hyrcanaeque admorunt ubera tigres. nam quid dissimulo aut quae me ad maiora reservo? num fletu ingemuit nostro? num lumina flexit? num lacrimas victus dedit aut miseratus amantem est? quae quibus anteferam? iam iam nec maxima Iuno nec Saturnius haec oculis pater aspicit aequis. nusquam tuta fides. eiectum litore, egentem excepi et regni demens in parte locavi. amissam classem, socios a morte reduxi heu furiis incensa feror: nunc augur Apollo, nunc Lyciae sortes, nunc et Iove missus ab ipso interpres divum fert horrida iussa per auras. scilicet is superis labor est, ea cura quietos sollicitat. neque te teneo neque dicta refello: i, sequere Italiam ventis, pete regna per undas. spero equidem mediis, si quid pia numina possunt, supplicia hausurum scopulis et nomine Dido saepe vocaturum. sequar atris ignibus absens et, cum frigida mors anima seduxerit artus, omnibus umbra locis adero. dabis, improbe, poenas. audiam et haec Manis veniet mihi fama sub imos.' his medium dictis sermonem abrumpit et auras aegra fugit seque ex oculis avertit et aufert, linquens multa metu cunctantem et multa parantem dicere. suscipiunt famulae conlapsaque membra marmoreo referunt thalamo stratisque reponunt.

Da un po' Didone lo guarda torva, mentre dice queste parole volgendo gli occhi qua e là e lo scruta tutto con le luci silenziose così incendiata dall'ira dice: "O perfido, tu non hai nè una dea come madre nè Dardano come iniziatore della stirpe, ma generò te dalle terribili rocce il terribile Caucaso e le tigri Ircane diedero a te il latte. Infatti perchè mi fingo (non credere) a quali eventi superiori io mi riservo? forse che si commosse al mio pianto? forse che piegò gli occhi? forse che vinto dal dolore pianse l'amante? quali situazioni potrei anteporre a questi? Ormai nè la grandissima Giunone nè il padre Saturno guarda queste situazioni con occhi misericordiosi. Accolsi lui cacciato via dal mare (sbarcato) bisognoso di cure e pazza lo collocai in una parte del mio regno, salvai la flotta persa e salvai i suoi alleati dalla morte. Ahimè sono trascinata con la testa incendiata dalla furia, ora l'indovino Apollo ora la profezia di Licia, ora anche il messaggero degli Dei mandato dallo stesso Giove porta terribili comandi attraverso l'aria. sicuramente questa è una fatica per gli Dei questa preoccupazione angoscia loro che erano tranquilli. Io non ti trattengo nè rimargino le parole: vai, prosegui per l'Italia con il favore dei venti, circa i regni attraverso il male; spero in verità se qualcosa ancora tu sconterai le pene in mezzo agli scogli e spero che spesso invocherai Didone per nome. Pur lontano ti seguirò con maledizioni terribili e, quando la fredda morte avrà separato le membra dell'anima, io sarò presente come ombra in tutti i luoghi. Sconterai, o scellerato, le tue pene; sentirò, e questa voce mi arriverà anche sotto i profondi Mani (nel regno sei morti)". Con queste parole ruppe a metà il discorso e l'aria affranta fugge e si volge e si sottrae al suo sguardo, lasciandolo molto esitante per paura e preparandosi a dire molte cose. La sorreggono le ancelle e riportano le membra crollate sul letto marmoreo e la ripongono sui cuscini. Ma i pio Enea, benchè desideri calmare la dolente confortandola e con le sue parole allontanare le pene, gemendo molto e scosso nell'animo dal grande amore, esegue tuttavia i comandi degli dei e rivisita la flotta. 






Nessun commento:

Posta un commento